A cavallo tra i due concili di Costanza e Basilea, che hanno fortemente influito sul giudizio della Chiesa in relazione alle donne visionarie, si staglia la figura di Francesca Bussa dei Ponziani. Le visioni politiche di Francesca rappresentano un fulgido esempio di come i modelli brigidini e cateriniani siano stati ripresi e rimodellati su un nuovo, mutato contesto storico. La sua consolidata autorità le consentì di ammonire a più riprese papa Eugenio IV riguardo alla sua partecipazione al concilio di Basilea, (...) intervenendo attivamente nello scenario religioso e politico romano. (shrink)

La noción de teología natural es clave dentro de la obra de Agustín que, en tanto romano formado a partir de las coordenadas del canon clásico, construye dentro de su obra los dispositivos necesarios para dar entrada legítima, aunque parcial, a elementos grecorromanos que habrán de orientar su propia argumentación en el territorio de las letras cristianas. El octavo libro de su tratado _La ciudad de Dios_ nos permite observar la extracción de aquella noción de su ámbito de procedencia, especialmente (...) los textos de Varrón y Cicerón, que tienen a su vez sus antecedentes en la tradición filosófica académica y estoica, su adaptación al horizonte de significado bíblico-cristiano y su uso interesado dentro de este. La operación llevada a cabo por Agustín nos deja entrever su conocimiento y capacidad de manipulación de la tradición letrada romano-republicana, además de ciertas concepciones procedentes de la vulgata doxográfica vigentes en su contexto, tales como las de “escuelas” y “sucesiones” filosóficas. Nos interesa enfocar, sobre todo, los juegos de amalgamas y corrimientos semánticos que ensaya Agustín sobre el perfil de Sócrates, con unos fines muy puntuales, y que nos llevan a observar, asimismo, la circulación de ideas en el espacio romano del norte de África, para el cual disponemos de algunos antecedentes de interés, como los textos de la apologética en lengua latina de Tertuliano y Minucio Félix, entre los siglos II y III. (shrink)

INDICE -/- Note biografiche Introduzione, di Riccardo Faucci -/- Parte I - Da Verri a Toniolo 1. Jeremy Bentham: Contemporary Interpretations, di M.D.A. Freeman 2. Su Helvétius, Beccaria e Bentham, di Letizia Gianformaggio 3. L'etica utilitaristica di Pietro Veti, di Vincenzo Polignano 4. ll liberismo interventista di Vincenzo Emanuele Sergio, di Anna Li Donni 5. Il concetto di " felicità pubblica, nella << Genesi del diritto penale » di Romagnosi, e il rapporto Romagnosi-Bentham, di Robertino Ghiringhelli 6. « La più (...) grande felicità per il maggior numero » all'Accademia dei Georgofili ( 18)0-1850), di Gabriella Gioli 7. Una nota su Manzoni critico dell'utilitarismo, di Maurizio Mori 8. Sul concetto di utile in Francesco Ferrara e in Maffeo Pantaleoni, di Daniela Parisi Acquaviva 9. Sul pensiero sociale cristiano di fronte all'edonismo, di Luciano Avagliano 10. Giuseppe Toniolo e il recupero cattolico dell'utile e del valore, di Anna Camaiti -/- Parte II Aspetti di storia del pensiero economico nell’età classica -/- 1. La filosofia economica di Thomas Hobbes, di Marco Bertozzi 2. Ordinamento del sapere, modelli metodologici ed economia politica in Adam Smith, di Sergio Cremaschi 3. Elementi classici nel pensiero di Adam Smith: giurisprudenza romana e morale stoica, di Gloria Vivenza 4. Il “lusso” negli economisti italiani del Settecento, di Cosimo Perrotta 5. Prezzi naturali, prezzi di mercato e legge degli sbocchi nel dibattito fra Malthus e Ricardo, di Lilia Costabile 6. Marx e la moneta, di Roberto Petrini -/- . (shrink)

Le origini dell’antikantismo nella chiesa cattolica. La condanna della Philosophie de Kant di Charles Villers - ABSTRTACT: La pubblicazione della Philosophie de Kant ou Principes fondamentaux de la Philosophe transcendentale da parte del francese Charles Villers mise subito in allarme la censura cattolica romana: nel 1804 l’opera arrivò sui tavoli dei padri dell’Indice e si decise per la sua condanna. Ma l’avventura italiana e romana di Napoleone, con il trasferimento a Parigi degli Archivi Vaticani e la dispersione della (...) Sacra Congregazione dell’Indice, differì di molto la progettata condanna, che arriverà solo il 22 divembre 1817 nell’avvio della restaurazione culturale e politica. Per i padri dell’Indice, il pensiero di Kant era pericoloso per quel razionalismo soggettivistico che allontanava dal magistero teologico della Chiesa e dallo stesso dettato biblico. Un Kant, quello della censura romana, male interpretato e per nulla inteso. (shrink)

L’articolo affronta il problema delle interazioni fra cittadini romani e indigeni nel territorio di Bergomum, municipium della regio xi - Transpadana, attraverso l’esame delle formule onomastiche riscontrabili in alcune iscrizioni. In particolare, l’analisi della documentazione epigrafica agirà su un doppio binario, prendendo in considerazione sia formule di onomastica idionimica – tipicamente indigene e presenti anche dopo la concessione della cittadinanza romana alla Transpadana alla metà del I secolo a.C. – sia formule fedeli al modello romano dei tria nomina, che (...) testimoniano un’ascendenza celtica e una certa persistenza di abitudini locali. Le prove fornite dall’onomastica, dunque, saranno utili ad indagare come gli abitanti “indigeni” di Bergomum abbiano affrontato la romanizzazione del loro territorio e attraverso quali meccanismi vennero integrati nella struttura sociale romana; ciò anche attraverso il confronto con realtà circonvicine, prima fra tutte la Colonia Civica Augusta Brixia. (shrink)

Il presente studio indaga lo sviluppo della dottrina teologica degli Atomisti antichi, secondo cui gli dèi esistono, ma non si occupano in tutto o in parte di noi umani. Ritenuta per lungo tempo espressione di ateismo, essa è presentata qui come una teoria filosofica solida ed eticamente rilevante, perché offre una concezione positiva della natura divina. Il volume compie un’indagine sistematica dei testi teologici degli Atomisti, partendo dai frammenti di Democrito e di Epicuro, fino agli scritti degli Epicurei di età (...) romana, come Demetrio Lacone e Filodemo, preservati soprattutto dai papiri di Ercolano. Oltre alle immancabili somiglianze che intercorrono tra questi autori, si sottolineano anche alcune profonde differenze tra le loro idee. In particolare, si propone l’ipotesi che esistano tre “teologie”, o meglio tre varianti teologiche, nell’Atomismo antico: l’idea di Democrito che gli dèi sono mortali e aiutano gli uomini saggi; la concezione di Epicuro, che stima dio un vivente del tutto indifferente alle vicende umane e dedito alla sola contemplazione di sé; la variante degli Epicurei successivi, che considera la divinità come dedita ad azioni e occupazioni che non ledono la sua perfezione. Attraverso le loro ipotesi sulla divinità, gli Atomisti individuano, inoltre, alcuni modelli di beatitudine, al quale l’essere umano deve cercare di assimilarsi per vivere felicemente. Sulla base di tale ulteriore proposta, si ricavano alcune potenziali ricadute morali delle teologie atomiste e si suggerisce che queste possano proporre alternative “stranianti” di pensiero / di prassi, capaci di influire costruttivamente sulle nostre vite. (shrink)

Trata-se de estabelecer um paralelo entre três leituras da história (lectio historiae), gestadas no interior do cristianismo medieval, que resultaram em diferentes propostas de governo do mundo. A primeira é o De civitate Dei de Agostinho de Hipona (s. V), em que há a clara oposição entre a cidade de Deus e a dos homens. A segunda é a de Joaquim de Fiore (s. XII), em que se destaca o prognóstico de uma nova ordem monástica, que irá governar o terceiro (...) estado espiritual. A terceira vem de A cidade das damas de Cristina de Pisano (s. XIV), entendida como o primeiro projeto do governo da cidade por mulheres. Como resultado apontamos a tensão latente ou declarada entre o modelo cíclico e o linear, que vai desde sua total negação do primeiro por Agostinho até a sua incorporação por Joaquim de Fiore e, de algum modo, por Cristina de Pisano. Além disso, testamos a hipótese de que a história propriamente dita continua a ser tratada pelo cristianismo medieval da perspectiva greco-romana: como um depósito de exemplos dignos ou não de memória, em que a localização dos mesmos no tempo poderá ou não ter importância alguma. (shrink)

Agostinho discute a violência sexual contra as mulheres no primeiro livro de A Cidade de Deus (De ciuitate Dei). Tendo vivido nos séculos IV e V, o autor se reflete sobre o estupro de três perspectivas: moral, legal e social. Quanto à moral, defende que o estupro não macula a dignidade das vítimas. Quanto à legal, considera o estupro um crime contra a vítima e que esta, além de não merecer culpabilização nem pena, deve ter uma consolatio. No âmbito social, (...) denuncia a mentalidade da época como baseada numa concepção deturpada da pudicitia (oriunda da narrativa de Tito Lívio sobre o estupro de Lucrécia e seu subsequente suicídio). Segundo Agostinho, a pudicícia romana agrava a punição injusta das vítimas com violências ulteriores. Nesses termos, reivindica uma política imperial de proteção e amparo às mulheres violentadas. O estudo desse texto de Agostinho é desenvolvido em quatro fases: breve contexto histórico, o exemplo imperial de pudor feminino (Lucrécia), as consequências desastrosas desse exemplo e, enfim, o posicionamento de Agostinho. (shrink)

A quasi un secolo da L’Opera d’arte all’epoca della sua riproducibilità tecnica di Walter Benjamin e mentre si svolge il dibattito sull’agency degli oggetti, il tema di questo articolo è la potenza del «classico» nella cultura contemporanea, per la quale l’ordine cronologico secondo cui gli artefatti vengono prodotti non è più dirimente per comprenderne la valenza storica e la qualità estetica. Se classica è per noi la Cnosso minoica inventata a Creta dall’archeologo Arthur Evans con ampio uso di cemento all’inizio (...) del Novecento, che cosa resta del classico una volta orfano della sua natura di passato? Seguendo l’indicazione dataci da Michel Foucault, per il quale la nostra epoca si organizza secondo criteri spaziali e non temporali, originali e copie dell’arte greco-romana vengono qui pensati come corpi naturali – variamente distribuiti su scala locale e globale –, e i loro rapporti sono descritti mettendo in luce le relazioni topologiche che essi intrattengono, piuttosto di quelle genetiche. Reperti e fossili. Il metodo di riferimento utilizzato è la cladistica: un sistema di visualizzazione in uso nella biologia evolutiva che concepisce la struttura della storia della vita in base a una serie di diagrammi ramificati che rappresentano l’ordine di parentela tra gli organismi, mostrando la via che li collega con maggior probabilità. Invece di spiegare i processi evolutivi come una serie di cause e successivi effetti il cui nesso produce eventi puntuali, la cladistica prevede un ventaglio di possibilità da visualizzare in un punto di congiunzione che rappresenta l’insieme delle caratteristiche condivise che ci aspetteremmo presenti in un ipotetico antenato comune a due o più specie, per differenza da altre. Questo approccio suffraga il paradigma indiziario con cui presenta più di qualche analogia. La storia dei prestiti tra scienze naturali e umane si trova così ulteriormente arricchita. Il fatto di inserire il possibile nel passato, come già suggeriva Henri Bergson, permette di ripensare il processo di imitazione in termini di metamorfosi, e in particolare di «pseudomorfosi». Oswald Spengler si valse di questo termine mineralogico per spiegare come nuove culture penetrino in culture loro aliene di cui assumono la forma pervertendone il contenuto, e venendone a loro volta pervertite, così da dar vita a uno straordinario processo di finzione: questo articolo termina suggerendo che il «classico» è, nelle sue varie incarnazioni, un processo squisitamente pseudomorfico e che proprio questo gli permette di partecipare a quella dialettica tra cultura alta e mondo profano che, secondo lo studioso dei media Boris Groys, è ciò che produce il nuovo. (shrink)

Il presente volume raccoglie il corso di Filosofia tenuto dall'autore nell'Istituto di Cultura Superiore Religiosa per laici, destinato a studenti e professionisti desiderosi di una prima iniziazione alla conoscenza dei vari orientamenti del pensiero filosofico moderno e alla riflessione sui principali problemi della filosofia, riguardanti specialmente il mondo e Dio, la vita e l'uomo, che prima o poi si presentano spontaneamente a chiunque pensa e riflette, e la cui soluzione vuole esercitare un notevole influsso sulla vita di ciascuno. Paolo Dezza (...) per molti anni professore di Metafisica Generale nella Pontificia Universita Gregoriana e per 10 anni Rettore nella stessa Universita, e stato Cardinale della Santa Romana Chiesa. (shrink)

Il breve saggio si propone di esaminare la centralità della figura materna nell’opera di un ingegnoso costruttore di storie della letteratura italiana del Novecento: Alberto Moravia. La scelta dell’Autore nasce dalla rilevanza della tematica nella sua opera, in cui peraltro è quasi sempre assente il punto di vista femminile delle “voci” delle donne. Ciò sembra paradossale e questa circostanza è di grande interesse critico. In particolare, a dispetto delle interpretazioni più canoniche, secondo cui Moravia – negli scritti realizzati tra il (...) 1929 e il 1964 – ha inteso compiere una “distruzione” dell’immagine materna nel quadro di una visione pessimista della famiglia borghese, dovremo considerare un più complesso e articolato universo materno nello scrittore romano, in cui è possibile ricostruire cinque modelli – la “madre autoritaria”, la “madre-non madre”, la “madre padrona”, la “madre-angelo custode” e la “madre-seduttrice” –, ben esemplificati nei principali romanzi ma che si ritrovano nei racconti che Moravia scrive ininterrottamente dagli anni Trenta agli anni Sessanta, la cui mole ha determinato, ancor oggi, una mancanza di studi sistematici. In secondo luogo, la tematica della madre sarà esaminata nelle trasposizioni cinematografiche italiane delle opere letterarie di Moravia. Va ricordato che il rapporto dello scrittore con il cinema fu particolarmente intenso. Per un verso, la “settima arte” rivestì un ruolo non secondario nella formazione ed esperienza estetica dell’Autore romano, che al cinema si interessò anche professionalmente nelle vesti di critico cinematografico, a partire dal primo dopoguerra, dapprima, per La nuova Europa e Libera stampa, poi, per L’Europeo e L’Espresso, a cui dobbiamo aggiungere l’attività di saggista per numerose riviste specializzate. Per altro verso, il cinema italiano non solo ha attinto a “mani basse” dall’opera di Moravia per sceneggiature di pellicole, che furono pietre miliari della sua storia. L’elenco dei romanzi e racconti adattati al grande schermo rende conto della grande influenza nella cultura italiana degli anni Cinquanta e Sessanta: La provinciale (1953) di Mario Soldati, La romana (1954) di Luigi Zampa, Peccato che sia una canaglia (1954) di Alessandro Blasetti, Racconti romani (1955) di Gianni Franciolini, La ciociara (1960) di Vittorio de Sica, La giornata balorda (1960) di Mauro Bolognini, Risate di gioia (1960) di Mario Monicelli, Agostino (o la perdita dell’innocenza) (1962) di Mauro Bolognini, La noia (1963) di Damiano Damiani, Gli indifferenti (1964) di Francesco Maselli, Le ore nude (1964) di Marco Vicario, La donna invisibile (1969) di Paolo Spinola, Una ragazza piuttosto complicata (1969) di Damiano Damiani, L’amore coniugale (1970) di Dacia Maraini, Il conformista (1970) di Bernardo Bertolucci, e molti altri ancora. Come avremo modo soltanto di accennare, il successo della letteratura moraviana nel mondo del cinema italiano si deve a molteplici fattori, tra cui la raffigurazione dei personaggi e degli ambienti, la focalizzazione su certe tematiche e, non da ultimo, lo stile narrativo, particolarmente adatto alle trasposizioni cinematografiche. Come caso di studio, ci soffermeremo, infine, sulla figura materna della versione filmica de La noia di Damiani, con l’obiettivo di verificare se nel passaggio dal libro alla pellicola, quella particolare connotazione della madre autoritaria abbia subito delle alterazioni. L’ipotesi che muove l’analisi è che la stesura delle sceneggiature, la raffigurazione dei personaggi e la messa in scena delle sequenze filmiche facciano emergere un riadattamento adeguato al largo pubblico, con il sovvertimento dell’andamento cronologico, alcune “lacune” di ordine psicologico nella raffigurazione dei protagonisti e un certo cedimento moralistico alla cultura ancora dominante negli anni ’50 e ’60, in cui la figura materna, sia quando è incattivita dalla povertà che quando è inaridita dalla ricchezza, anela comunque agli affetti familiari, trovando in essi una qualche forma di redenzione. (shrink)

According to the received view in epistemology, inferential knowledge from non-knowledge is impossible – that is, in order for a subject to know the conclusion of their inference, they must know the essential premises from which that conclusion is drawn. In this book, Federico Luzzi critically examines this view, arguing that it is less plausible than intuition suggests and that it can be abandoned without substantial cost. In a discussion that ranges across inference, testimony and memory he analyses the (...) full range of challenges to the view, connecting them to epistemological cases that support those challenges. He then proposes a defeater-based framework which allows the phenomenon of knowledge from non-knowledge across these three epistemic areas to be better understood. His book will be of interest to a wide range of readers in epistemology. (shrink)

The focus of this paper is the prima facie plausible view, expressed by the principle of Counter-Closure, that knowledge-yielding competent deductive inference must issue from known premises. I construct a case that arguably falsifies this principle and consider five available lines of response that might help retain Counter-Closure. I argue that three are problematic. Of the two remaining lines of response, the first relies on non-universal intuitions and forces one to view the case I construct as exhibiting a justified, true (...) belief to which none of the usual diagnoses of knowledge failure in Gettier cases apply. The second line involves claiming that Fake Barns and its ilk are misdiagnosed by epistemological orthodoxy as Gettier cases. We are thus confronted by a trilemma: either the case I discuss undermines the first-blush plausible principle of Counter-Closure; or the case I discuss instantiates a novel kind of Gettier case; or a popular conception of a key range of alleged Gettier cases must be rejected. No matter which horn we choose, the case points to a philosophically curious conclusion. (shrink)

According to the principle of Knowledge Counter-Closure , knowledge-yielding single-premise deduction requires a known premise: if S believes q solely on the basis of deduction from p, and S knows q, then S must know p. Although prima facie plausible, widely accepted, and supported by seemingly compelling motivations, KCC has recently been challenged by cases where S arguably knows q solely on the basis of deduction from p, yet p is false or p is true but not known . I (...) explore a view that resolves this tension by abandoning KCC in the light of these challenges, and which acknowledges their force but also their limits. Adopting this view helps identify the epistemic constraints that operate on the premises of knowledge-yielding deduction, clarifies the epistemic role of deduction, and allows us to distil the kernel of truth in the motivations that are standardly taken to support KCC. (shrink)

I argue that patients who suffer genital surgery to ‘disambiguate’ their sexual anatomy, a practice labelled ‘intersex genital mutilation’ (IGM) by intersex advocates, can be understood as victims of hermeneutical injustice in the sense elaborated by Miranda Fricker. This claim is clarified and defended from two objections. I further argue that a particular subset of cases of IGM-based hermeneutical injustice instantiate a novel form of hermeneutical injustice, which I call deception-based hermeneutical injustice. I highlight how this differs from central types (...) of hermeneutical injustice in the literature and trace its harms. (shrink)

Martínková et al provide an overview of a tendency to use gender terms in key sports contexts, including eligibility criteria and testing, where gender is unintended. They argue that to avoid conceptual confusion and aid clarity, we should disentangle gender and sex, acknowledging that often gender talk should be interpreted as talk of sex. One of their recommendations is that the labels of competitive categories ‘women’s’/’men’s’ should change to ‘female’/’male’. I first make their argument against gendered labelling more precise by (...) showing that important yet neglected moral and practical reasons support their abandonment. I then argue that in the case of WA regulations, those moral reasons also cut against Martínková et al.’s relabelling proposal ‘female’/’male’. I sketch a testosterone-based proposal which circumvents the problem and which WA itself should accept. More generally, I argue we should be more mindful of the risk that competitive category labels unnecessarily harm athletes. (shrink)

Miranda Fricker has influentially discussed testimonial injustice: the injustice done to a speaker S by a hearer H when H gives S less-than-merited credibility. Here, I explore the prospects for a novel form of testimonial injustice, where H affords S due credibility, that is, the amount of credibility S deserves. I present two kinds of cases intended to illustrate this category, and argue that there is presumptive reason to think that testimonial injustice with due credibility exists. I show that if (...) it is denied that ultimately these cases exemplify testimonial injustice without credibility deficit, then either they must be taken to exemplify a novel kind of epistemic, non-testimonial injustice, or they bring to light a significant exegetical result. (shrink)

Epistemic injustice is a widely discussed phenomenon in many sub-disciplines (including epistemology, ethics, feminist philosophy, social and political philosophy). Yet, there is very little literature on its connection to the philosophy of sports. Here I explore the intersection between epistemic injustice and sports, focusing on testimonial injustice. I argue that there exist clear-cut cases of testimonial injustice in sport that arise when athletes attempt to communicate information. After highlighting the theoretical connections between various cases, I explore the more ambitious claim (...) that sport performances themselves carry linguistic content. This claim allows us to see the biased negative judgment of sport performances in a new light, as constituting a further and distinctive form of testimonial injustice. I show how the case of figure-skater Surya Bonaly can be understood as a real-life instantiation of this form of testimonial injustice. I conclude by explaining why it is philosophically fruitful to understand these wrongs through the lens of testimonial injustice. (shrink)

Fricker has proposed that a hearer’s knowledge that p acquired through trusting a speaker requires the speaker to know that p, and that therefore testimonial knowledge through trust is necessarily second-hand knowledge. In this paper, I argue that Fricker’s view is problematic for four reasons: firstly, Fricker’s dismissal of a central challenge to the second-handedness of testimonial knowledge is based on a significant misrepresentation of this challenge; secondly, on closer scrutiny an important distinction Fricker wants to draw is compromised by (...) her account of trust; thirdly, Fricker’s conception of trust is at odds with our natural understanding of this notion; fourthly, the reasons Fricker cites in support of her view are not sufficient to single out her view as the correct one, since rival views can also accommodate the relevant data. (shrink)

I argue that DeRose's attributor contextualism cannot straightforwardly preserve the widespread view that, when a subject believes q solely on the basis of competent deduction from p, knowledge of q requires knowledge of p. I present a novel challenge to the compatibility of this widespread view with DeRose's contextualism, then argue that the tension can be resolved in only one of two ways: if DeRose rejects the widespread view or if DeRose accepts the existence of a range of contextualism-specific Gettier-style (...) cases. (shrink)

The principle of Counter-Closure embodies the widespread view that when a proposition is believed solely as the conclusion of single-premise deduction, it can be known only if the premise is also known. I raise a problem for the compatibility of Jason Stanley's Interest-Relative Invariantism (IRI) with Counter-Closure. I explore the landscape of options that might help Stanley resolve this tension and argue that a trilemma confronts Stanley: he must either (i) renounce a key intuition that lies at the foundation of (...) his view; or (ii) admit into his epistemology an IRI-specific novel brand of Gettier case; or (iii) abandon Counter-Closure. (shrink)

El propósito de este escrito es el análisis de las estructuras organizacionales inherentes a las instituciones de educación superior desde un marco conceptual específico: la complejidad. El escrito se estructura en torno a la delimitación de algunas tensiones que descubren los principales nodos de discusión sobre las organizaciones universitarias, siempre desde un enfoque complejo. El objetivo es validar argumentos desde la teoría como vector de análisis, de modo que su lectura pueda producir una suerte de heurística sobre el tema.

In this paper I argue that Fricker’s influential account of testimonial injustice (hereafter ‘TI’) should be expanded to include cases of TI from mutually neutralising countervailing prejudices. In this kind of case, the hearer is given due credibility by the speaker. I describe a relevant case, defend it from objections, highlight how it differs from extant cases of due-credibility TI and describe its distinctive features. This case demonstrates how paying attention to the way multiple prejudices operate in concert leads to (...) expanding the repertoire of cases of TI and casts light on the harms of TI. (shrink)

1. t. Viduramžiai, Renesansas, Naujieji amžiai.

Crispin Wright has articulated and defended the view that by incorporating non-evidential entitlements into our theory of knowledge, we can achieve a satisfactory reply to key skeptical challenges. Crucial to this view is the thesis that regions of thought are underpinned by ‘cornerstone’ propositions— propositions for which warrant is antecedently required in order for ordinary beliefs in that region to be supported by experiential evidence. Critics have noted that because cornerstone propositions are entailed by ordinary propositions, Closure delivers two unwelcome (...) results: (i) one can acquire evidential justification for cornerstones via deduction (alchemy); and (ii) the epistemic risk involved in accepting cornerstone propositions impugns the evidential justification we are supposed to have for ordinary propositions (leaching). It is argued here that leaching has been misdiagnosed by Wright and his critics as relying essentially on a Closure principle. Instead, it relies on a Counter-Closure-style principle. Once this point is recognized , Wright’s own solution to the leaching problem becomes unsatisfactory. However, a guiding maxim from the extant literature for demarcating true from false Counter-Closure-style principles can be usefully applied to identify a successful resolution to the leaching worry on Wright’s behalf. (shrink)

This paper examines the philosophical justification for World Rugby’s ban of trans women athletes from the ‘Women’s’ category at elite level. It is argued that Pike’s lexical priority argument in support of this ban is flawed; that Burke’s partially concessive response to Pike leads Burke to endorse an incoherent position; and that by rejecting Pike’s lexical priority argument, Burke’s view can both be made consistent and can be defended against the two criticisms levelled to it by Imbrišević. A stronger justification (...) for WR’s ban is identified and discussed, and a diagnosis for the debate’s intractability is proposed. (shrink)

The approximate number system (ANS) enables organisms to represent the approximate number of items in an observed collection, quickly and independently of natural language. Recently, it has been proposed that the ANS goes beyond representing natural numbers by extracting and representing rational numbers (Clarke & Beck, 2021a). Prior work demonstrates that adults and children discriminate ratios in an approximate and ratio-dependent manner, consistent with the hallmarks of the ANS. Here, we use a well-known “connectedness illusion” to provide evidence that these (...) ratio-dependent ratio discriminations are (a) based on the perceived number of items in seen displays (and not just non-numerical confounds), (b) are not dependent on verbal working memory, or explicit counting routines, and (c) involve representations with a part-whole (or subset-superset) format, like a fraction, rather than a part-part format, like a ratio. These results vindicate key predictions of the hypothesis that the ANS represents rational numbers. (shrink)

Keď sa ľudia nachádzajú medzi inými, správajú sa viac prosociálne, morálne a štedro. Čo však môže ovplyvniť ich správanie v momente, keď sú sami? Aby sa správali ako medzi inými? Jedna z možností môže byť vyvolať pocit, že sa niekto pozerá. Tento účel môže splniť aj obyčajné zrkadlo. Naše výskumy podporujú vplyv zrkadla na dodržiavanie pravidla na súboroch dospelých a detí. V obidvoch experimentoch prítomnosť zrkadla zvyšovala šancu na dodržiavanie stanoveného pravidla. Ako však niečo tak jednoduché ako zrkadlo môže ovplyvniť (...) správanie? Jeden z prístupov tvrdí, že vizuálny stimul spustí automatickú percepciu „niekto sa pozerá“, aj napriek tomu, že je to iba odraz v zrkadle. Ďalší možný prístup vychádza z predpokladu, že na seba upriamená pozornosť vyvoláva sebauvedomovanie, pričom sa zviditeľňuje prípadný rozpor medzi konaním a štandardom. Porušenie pravidla v takom momente by mohlo ohroziť sebaúctu. V treťom prístupe autori vychádzajú z princípu negatívnej spätnej väzby. Nakoniec by sme radi spomenuli naše experimenty a navrhli ďalšie možnosti skúmania v tejto oblasti. (shrink)

The motive for late eighteenth-century proto-technics of photography and cinema was never quite mimetic representation: it was generating autonomous impressions of natural phenomena within the tradition ofNaturphilosophie. The article analyses a series of connections between ‘natural hieroglyphs’ (von Lichtenberg), Jacques-Alexandre-César Charles’s ‘megascope’, Wedgwood’s pre-photography, Lavater’s silhouettes and antecedents of Marey’s ‘graphic method’. The goal is to document precursor ideas, devices, setups and frameworks of photoimaging medias to show that the genealogy of photography and cinema intersected through many polymath transverses within (...) the ambit of natural philosophy (and the context of slavery). (shrink)

Visual illusions provide a means of investigating the rules and principles through which approximate number representations are formed. Here, we investigated the developmental trajectory of an important numerical illusion – the connectedness illusion, wherein connecting pairs of items with thin lines reduces perceived number without altering continuous attributes of the collections. We found that children as young as 5 years of age showed susceptibility to the illusion and that the magnitude of the effect increased into adulthood. Moreover, individuals with greater (...) numerical acuity exhibited stronger connectedness illusions after controlling for age. Overall, these results suggest the approximate number system expects to enumerate over bounded wholes and doing so is a signature of its optimal functioning. (shrink)